Movies & Co. 4 School

Questo blog è stato creato per raccogliere, analizzare, confrontare, dibattere, selezionare, offrire, commentare...film e, in genere, audiovisivi utili per la didattica, sia dal punto di vista del docente, sia da quello dello studente.

mercoledì, giugno 21, 2006

I COLORI DELL'ANIMA

Il film che vorrei proporvi oggi è un’opera che ho avuto modo di vedere molto di recente e perciò vi dirò le mie impressioni a caldo.
Sto parlando di “I colori dell’anima”, una co-produzione del 2004 americana, francese, tedesca, italiana, rumena ed inglese, per la regia di Mick Davis. L’affollata produzione non deve però indurre a pensare che si tratti di un colossal nè tanto meno di una pietra miliare della storia del cinema.
Il film rievoca la vita e le opere di Amedeo Modigliani, uno degli artisti più interessanti del ‘900, il quale, “esiliato” dall’Italia, si rifugiò a vivere e dipingere in Francia, a Parigi. In sintesi la trama si può risolvere così: nel 1919, dopo la Grande Guerra, la vita notturna torna intensa e passionale, tra fiumi d’alcool, droghe “poetiche” e amori sfrenati. Così si amano anche Amedeo Modigliani (Andy Garcia), detto dagli amici francesi Modì, e Jeanne Hebuterne (Elsa Zylberstein), anzi, sarebbe il caso di dire, tra l’ebreo e sregolato Modì e la cattolica e borghese Jeanne. La famiglia di lei, infatti, non accetta il pittore come compagno della figlia ed il padre arriva a sottrarre alla coppia la figlioletta. Per quanto riguarda invece la vita pubblica, Modì si trova a rivaleggiare con il famoso e ricco Picasso (Omid Djalili), in un rapporto amore-odio. Una vita del genere, però, non può certo durare, arrivando così alla “catastrofe” finale.
In questo spazio consiglio il film sostanzialmente ai docenti di arte che vogliano proporre uno sguardo diverso su Modigliani ai loro ragazzi, ma, devo dire, in mancanza di meglio.
Il cammino artistico del pittore è, infatti, completamente trascurato, così come la genesi dei suoi dipinti, che arrivano (nel film) ad essere realizzati in una sola notte, e non solamente quelli di Modigliani (si vede la sequenza che precede il concorso d’arte). Il film è utile per l’atmosfera malinconica e crepuscolare con cui dipinge Parigi, per la descrizione della vita bohemienne dei suoi artisti, ma, dal punto di vista tecnico, nulla rimane. Al centro della vicenda stanno l’amore tra Modì e Jeanne, molto romanzato, e il contrasto tra Modì e Picasso, il quale, però, viene dipinto come un ciccione molto sudato, molto isterico, molto arrogante (questo può essere...), con una splendida moglie (Eva Herzigova), molto senso pratico e poca arte. Durante la visione mi sono più volte chiesta come gli eredi di Picasso abbiano accolto il film...
Insomma, i difetti sono tanti, come la sceneggiatura debole, che presenta dialoghi stereotipati, ritmo lento, personaggi al limite dell’assurdo, un Andy Garcia che spara a raffica i suoi sguardi sornioni ma che si muove troppo perchè deve dare corpo ad un italiano (tipico pregiudizio), la concezione di fondo che un artista, per essere grande, deve vivere al limite della follia, tra eccessi e desolazione, perchè “eh, è un artista...”. Il prodotto finale, tuttavia, è rispettabile almeno per lo sforzo e proponibile in classe, con i dovuti avvertimenti ai ragazzi di non prendere come oro colato tutto ciò che vedono, se non altro perchè non c’è di meglio. Del resto, stesso destino inglorioso è finora toccato anche al Picasso di Anthony Hopkins e al Pollock di Ed Harris...mal comune, mezzo gaudio! Rainbow
Il sito ufficiale è:
http://www.luce.it/istitutoluce/film/modiglianisito/remote-modigliani.htm

venerdì, giugno 09, 2006

ATTENZIONE: PASSAGGIO TV

Ancora un buon prodotto nella programmazione estiva delle reti nazionali. Questa sera, su Rete 4, verrà trasmesso il film "El Alamein. La linea del fuoco", incentrato sulla battaglia che si svolse nel 1942 tra le truppe italiane e gli Alleati. Fu un evento disastroso per il nostro esercito, ma valse ai caduti l'onore delle armi da parte degli avversari. Per ricordare, in questi tristi giorni, il valore dei nostri soldati, in ogni guerra. Da registrare.

mercoledì, giugno 07, 2006

ATTENZIONE: PASSAGGIO TV

Oggi due importanti appuntamenti attendono i docenti, soprattutto quelli di storia. Si tratta infatti di due programmi "stranamente" (vista la stagione...) interessanti e quindi "videoregistrabili"! Su Raitre, alle 21, trasmetteranno il film "Buongiorno, notte!", di Marco Bellocchio, con Luigi Lo Cascio e Maya Sansa. Si tratta della storia del rapimento di Aldo Moro, trattato però da un punto di vista più intimo e personale: vengono infatti scandagliate le vite e le motivazioni, le illusioni e le disillusioni dei brigatisti che rapirono lo statista, nonchè gli stessi sentimenti e atteggiamenti del capo della DC. Ottimo film per affrontare le tensioni e le illusioni portate in Italia negli anni '70, gli anni di piombo. Certo, la resa storica viene un po' tralasciata per lasciare il posto all'analisi psicologica, ma non è forse di questo che hanno bisogno i nostri ragazzi, di entrare nella storia attraverso gli occhi di chi c'è stato, di comprenderla bene e di non intenderla come un monolite nel deserto scolastico?
Il secondo appuntamento ci aspetta su La7 alle 16, e si tratta della nuova puntata di "Atlantide", oggi dedicata ai conquistadores spagnoli e alla città di Port Royal, in Giamaica, covo dei più famosi pirati. Non vi posso dire molto di più su questo programma, ma sembra invitante...vedremo!

lunedì, giugno 05, 2006

ALLA RIVOLUZIONE SULLA DUE CAVALLI

Rimaniamo sempre nella storia del Novecento con un film di qualche anno fa (per la precisione, del 2001), piuttosto trascurato. Si tratta di “Alla rivoluzione sulla due cavalli” di Maurizio Sciarra, con Adriano Giannini, Andoni Garcia e Gwenaëlle Simon.
La storia è insieme semplice e affascinante: il 24 aprile del 1974 arriva anche a Parigi la notizia che la Rivoluzione dei Garofani sta cambiando il Portogallo. Per questo Victor, esule portoghese con nostalgia della propria patria, e l’amico Marco partono subito alla volta del paese iberico a bordo della Due Cavalli di uno dei due. Nel viaggio coinvolgono anche Claire, vecchia fiamma, contesa, di entrambi che, ormai sposata e con prole con un altro uomo, decide di partire con i vecchi amanti per sfuggire alla monotonia della vita che ha scelto. Il percorso tra Parigi e il Portogallo sarà in realtà un viaggio iniziatico attraverso esempi di umanità e ricordi del passato. Arrivati a Lisbona, i tre scoprono che la Rivoluzione c’è già stata, anche senza di loro ma che essi stessi sono cambiati profondamente proprio grazie al viaggio. Dai critici il film è stato definito “furbo”, in quanto il regista riprende senza vergogna molti clichè dei film di viaggio e soprattutto molti particolari da “Marrakech Express”, confezionando un’opera patinata e di sentimenti misurati.
Consiglio l’uso “moderato” di questo film per i docenti che volessero riscoprire con i loro ragazzi una pagina dimenticata della storia contemporanea, scoprendo una rivoluzione che si è fatta senza spargimenti di sangue, senza rivolte urlate e senza ricatti, una rivoluzione che è stata fatta dai militari per il popolo, in cui, una volta tanto le forze armate si sono dimostrate portatrici di pace contro la dittatura, vere portabandiera degli ideali sessantottini di “mettete dei fiori nei vostri cannoni”, marciando con dei garofani infilati nei fucili. L’uso dev’essere però moderato in quanto nel film proposto gli aspetti privati dei tre protagonisti talvolta prendono il sopravvento, rischiando di far perdere di vista l’obiettivo principale, e cioè mostrare come gli eventi storici possono influire nella vita delle persone e come le persone certe volte...non possano influire sugli eventi storici (emblematica la fine del film, in cui i tre a Lisbona si uniscono ad un corteo, non rivoluzionario bensì composto da tifosi del Benfica). Le parti in cui riemergono le vicende sentimentali passate dei tre, in particolare, sono ininfluenti per la didattica e per gli obiettivi educativi proposti.
Il film è tratto dal romanzo omonimo di Marco Ferrari, edito da Sellerio.
Un altro film che potrebbe ricollegarsi a questo e forse spiegare meglio l’atmosfera storica del Portogallo del 1974 è “Capitani d’aprile” di Maria de Medeiros. Flowers

venerdì, giugno 02, 2006

VOLEVO SOLO VIVERE

Torniamo alle faccende serie e vediamo di proporre nuovamente qualche bella opera che aiuti gli insegnanti (per deformazione professionale, specialmente quelli di lettere) nel loro lavoro, per fare in modo che la scuola cammini su un sentiero quanto più possibile lineare ma anche ricco di esperienze ed opportunità per i nostri ragazzi.
Il film che vorrei oggi consigliare si trova in alcuni luoghi ancora nelle sale ed è stato recentemente presentato anche al Festival di Cannes. Si intitola “Volevo solo vivere” e vanta dalla sua due elementi importanti: il regista è Mimmo Calopresti, noto per opere interessanti come “La parola amore esiste” e “Preferisco il rumore del mare” ed anche come attore in “La felicità non costa niente”, mentre il produttore è nientemeno che Steven Spielberg, che da anni si occupa del salvataggio delle testimonianze sulla Shoah grazie alla sua fondazione e al suo impegno cinematografico [ancora una volta devo nominare “Schindler’s List”...questo film non vuol (e non deve) farsi dimenticare!].
Volevo solo vivere” è un film atipico, in quanto costituito da una serie di testimonianze dirette di nove ebrei italiani internati in campi di concentramento/sterminio tedeschi e sopravvissuti in vari modi all’Olocausto, racconti scelti fra quelli filmati e depositati presso la Fondazione Shoah con sede negli U.S.A., centro che raccoglie 52.000 testimonianze di sopravvissuti in 56 Paesi e in 32 lingue. Il film si apre con un filmato d’archivio in cui Mussolini tronfiamente annuncia le leggi razziali, giustificandole con una inverosimile “superiorità razziale”, un filmato che aiuta a ricordare le responsabilità anche italiane nella più grande tragedia dell’irrazionalità umana e della banalità del male. Le testimonianze, inoltre, sono semplicemente intervallate da immagini dei campi di concentramento riprese nel 1945 e sono montate alternativamente secondo le varie tappe dell’orrore che raccontano.
In un’epoca di forti scontri, anche ideologici, come la nostra, in cui riaffiorano antichi e mai sopiti spettri, come ci dimostrano vari episodi (dalle banlieu francesi, ai gruppi neonazisti tedeschi, agli inquietanti casi italiani), è quanto mai opportuno ricordare ai ragazzi come certe ventate di follia non siano così lontane nel tempo e come tutto possa accadere di nuovo, magari non in Europa (in cui comunque abbiamo avuto ancora campi di concentramento non più tardi di 15 anni fa nei Balcani), ma forse nella vicina Africa, nel non così lontano Oriente, nella modernissima ma allo stesso tempo antidiluviana America.
Le vicende scorrono dalle leggi antisemite fino alla liberazione, per passare attraverso l’inferno.
I racconti di “Volevo solo vivere” non sono fiction, inchiodano lo spettatore davanti a storie dolorosamente vissute permettono anche una semplificazione didattica nel momento in cui i tanto decantati (dalla didattica della storia odierna) “testimoni diretti” non sono disponibili per l’insegnante oppure quando questi ultimi testimoni non ci saranno più.
Per finire, un appunto personale: il film è stato distribuito solamente in 5 copie ed ha ottenuto nel primo weekend di uscita 6210 euro...Sono assolutamente sicura che quest’opera avrà più fortuna in formati quali la videocassetta ed il dvd, visto il target a cui si rivolge, ma siamo sicuri che una distribuzione di questo genere sia poi così vantaggiosa per la nostra società?
Il film è in bianco e nero e dura 75 minuti (con due ore di lezione ve la cavate...) Vi fornisco titolo ed autore di un libro-documento molto interessante che potrebbe affiancarsi al documentario illustrato finora:
Bruno Piazza, Perché gli altri dimenticano. Un italiano ad Auschwitz, Feltrinelli, 1995.

IN BOCCA AL LUPO!


Permettetemi di inserire in questo blog un piccolo ma affezionato saluto ai miei compagni di sventu...ehm, di SSIS, che ho incontrato per una “sonora” mangiata il primo giugno e che spero di frequentare di nuovo nel corso della mia prossima carriera scolastica. A tutti voi un grande in bocca al lupo...ce lo meritiamo!!!
IN BOCCA AL LUPO!
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