Ma torniamo a parlare di cinema a scuola.
La mia prossima proposta riguarda un argomento, se vogliamo, trasversale. Infatti il film proposto si intitola “Quando sei nato non puoi più nasconderti”
e lo consiglio

caldamente in tutte quelle scuole che si trovano ad affrontare il problema dell’integrazione e della multiculturalità. E, a meno che non viviate sull’Everest, credo che l’argomento riguardi ognuno di noi docenti, che apparteniamo al ramo letterario, matematico, artistico, etc.: quando si ha a che fare con le persone e le “personalità”, ognuno di noi viene coinvolto, e se volgiamo sperare di creare un clima di classe sereno, positivo e PRODUTTIVO, in ogni disciplina scolastica, il rapporto dei ragazzi fra di loro è affar nostro e del nostro modo di insegnare.
Torniamo al film. In sintesi la trama è questa: Sandro (il piccolo Matteo Gadola) è il figlio di un

industriale bresciano (Alessio Boni), che conosce la realtà “extra-comunitaria” solamente da un certo punto di vista, alquanto distaccato. Durante una vacanza in barca, però, il bambino cade in mare, viene creduto morto, ma è salvato da una “carretta del mare” colma di clandestini. Qui il ragazzo farà amicizia con due giovani romeni, Radu e Alina, tanto che, una volta sbarcati e nel momento in cui Sandro potrà riabbracciare i genitori, chiederà loro di adottare i due ragazzi, i quali, però, tradiranno la fiducia loro accordata. Sandro, però, non smetterà mai di sostenerli e di credere in loro.
Il film, da un punto di vista tecnico, pur essendo frutto di un regista di alto impegno quale Marco Tullio Giordana, è meno accattivante e romantico di I cento passi o La meglio gioventù e manca di un certo mordente: la sceneggiatura presenta troppi stereotipi, come per esempio gli scafisti “cattivi da fumetto”,

il cast dei clandestini propone troppi “poveri ma belli” (perché mi viene in mente Kledi di Maria De Filippi?), Alessio Boni, uno dei migliori attori italiani, è fuori parte, anche perché il suo personaggio è perennemente in bilico tra solidarietà (ma sarà vera solidarietà o voglia di mettersi il cuore in pace?) e difesa dei propri beni. Bravissimo, invece, il piccolo Matteo Gadola,

e umano ed insieme ruvido il sacerdote interpretato da Andrea Tidona.
Nonostante queste pecche, trovo che il film abbia una sua utilità in classe, abbinato ad un concreto percorso di analisi dell’integrazione nella situazione italiana (vade retro assemblee d’istituto con annesso film “impegnato” da imporre, senza un perché, a studenti annoiati, disinteressati e...disinformati). Alcuni colleghi mi assicurano che il risultato è assicurato e che i ragazzi vengono volentieri coinvolti nella storia e nel suo significato profondo.
Da segnalare che il film è tratto dal libro omonimo di Maria Pace Ottieri.