
Ecco un film che si avvia a diventare un classico della cinematografia “didattica”! “Io non ho paura”, tratto dall’ormai celeberrimo romanzo di Ammaniti, narra la difficile storia di Michele, ragazzino del profondo sud, immerso in una Sicilia splendente di colori e di luce, tormentata dal caldo torrido dell’estate. Si potrebbe facilmente dire che questo è un romanzo di formazione, perché Michele, durante un’estate degli anni '70, diventa adulto, scontrandosi con la cattiveria del mondo e, cosa più grave, della propria famiglia. Che fare quando i miti dell’infanzia crollano di colpo, quando si scopre che il padre, adorato come un idolo lontano e fantastico, in realtà non è che un rapitore di bambini, costretto, certo, dalla miseria, ma ingannato anche dal nuovo stile di vita che viene dal nord?

Michele si trova in questa situazione quando scopre, in una buca indegna di un animale, il piccolo Filippo, un minuscolo ragazzino della sua età, convinto ormai di essere morto, di abitare all’Inferno e che i suoi genitori si siano scordati di lui. Michele lo riporta alla vita, trascinandolo nelle sue avventure di bambino, finché arriverà al punto di dover scegliere tra la vita del piccolo rapito, ciò che sente essere giusto, e l’affetto che prova per la madre ed il padre. Con il senno di poi, si può affermare che Michele, con la sua scelta, salva il padre da una vita di rimorsi e di ingiustizie, fermandolo ad un passo dalla tragedia.
Il film di Salvatores è molto adatto alle scuole, sia medie inferiori che superiori. È un’opera che basa molto del suo impatto emotivo sulla fotografia e sui campi lunghi, mostrandoci una Sicilia splendida e arcaica, con sterminati campi di grano che illuminano, anche di notte, il paesaggio ma che, d’altra parte, opprimono la popolazione di quei luoghi, costringendola alla solitudine e all’isolamento. I campi diventano anche luogo di scoperta ed invenzione per i bambini del posto, che li trasformano in distese marine, campi di battaglie, boschi da esplorare. Oltre a questo, da sottolineare l’interpretazione di Diego Abbatantuono, che abbandona la veste del terruncello per vestire quella del settentrionale perfido fino all’assurdo, il quale trascina la famiglia di Michele e l’intero villaggio in un gesto disumano, diventandone capo indiscusso e temuto.

Da far notare ai ragazzi lo iato che si crea nelle psicologie dei personaggi, soprattutto delle varie coppie di genitori dei bambini, che amano teneramente i loro figli ma non considerano un ragazzino smilzo e indifeso, ma ricco e settentrionale (e, aggiungiamo noi, biondo...), come un essere degno di essere lasciato alle cure della propria madre o, almeno, di essere trattato con un minimo di umanità.

Bellissima l’interpretazione dei piccoli Giuseppe Cristiano (Michele) e Mattia di Pierro (Filippo) e di Aitana Sanchez-Gijòn, che interpreta la bellissima madre di Michele.
Il sito ufficiale del film è:
http://www.iononhopaura.it/home.html