Che succede quando una donna in carriera di Manhattan si vede arrivare tra capo e collo una bimba, orfana di un lontano parente. Beh, succede che prima rifiuta la realtà, poi tenta di mantenere i suoi ritmi di lavoro “piegando” le esigenze della piccola, infine si rende conto che così non va. E si inventa una nuova vita. Nel film “Baby boom” di Charles Shyer la “Tiger Lady” Diane Keaton dimentica lavoro e soprattutto ambizioni per amore di una bimba di 13 mesi, lascia la caotica New York e va a vivere nel Vermont, dopo riesce ad inventarsi una nuova vita, troverà l’uomo dei sogni e saprà anche prendersi una rivincita sul mondo maschilista che ha appena lasciato: ideata una linea innovativa di omogeneizzati, saprà renderla famosa e gestire brillantemente, con i suoi ritmi, il giro di affari. Il film è in realtà alquanto prevedibile e romantico, ma punta l’attenzione su un problema che ha cominciato ad interessare pesantemente il mondo del lavoro proprio a partire dagli anni ’80 (il film è del 1987), cioè lo spazio che le donne conquistano sempre più in tutti i campi lavorativi e lo spazio che, in realtà, il sistema, prettamente maschilista, delle professioni lascia loro conquistare. È al centro del dibattito di questi giorni il ruolo che le donne devono o dovrebbero assumere all’interno di ogni settore della società, mentre d’altro canto poco si fa per permettere un loro maggiore coinvolgimento che le lasci libere anche di progettare e realizzare una famiglia. Credo che il mondo dell’economia, anche scolastica, debba essere interessato da questo tema: le nuove generazioni devono venire educate da una parte a pensare ad una vera parità fra i sessi, che da un lato comporti la possibilità delle donne di entrare in ogni settore produttivo, ad ogni livello, e dall’altro imponga un cambiamento di pensiero secondo cui anche gli uomini vengano interessati e resi responsabili della gestione familiare e si dia alle famiglie l’aiuto richiesto per nascere e svilupparsi. Un dibattito all’interno delle scuole, che coinvolga insieme ragazze e ragazzi, si rende necessario come uno dei primi passi affinché la “parità” non venga vista solamente come nuove incombenze da affidare alle donne. prova dell’interessamento della scuola è la presa in considerazione di questo film da parte di un’iniziativa prevista dal programma della Regione Umbria della legge 215/92 “Azioni positive per l’imprenditoria femminile”, realizzata in collaborazione con il dipartimento di Economia dell’Università degli Studi di Perugia e rivolta alla classi V delle scuole superiori di Perugia. Il link alla pagina è il seguente:
http://www.umbriaeconomia.it/imprenditoriafemminile/index.asp?idcomunicatistampa=32l’iniziativa si è svolta il 3 marzo 2005, ma l’attualità è ancora evidente.