IL TEATRO ELISABETTIANO 4 - LA VITA NEL TEATRO E RIVISITAZIONI
Molteplici sono le opere, soprattutto shakespeariane, che influenzano, anche senza che noi ce ne accorgiamo, il cinema odierno. Ogni anno escono infatti nelle sale cinematografiche almeno due o tre titoli ispirati direttamente o indirettamente alla vita teatrale cinque-seicentesca.
Un esempio può essere quello del “Romeo+Giulietta” del 1996, con Leonardo Di Caprio e Claire Danes, per la regia dello scoppiettante Baz Luhrmann: i due infelici innamorati veronesi, pur continuando a scambiarsi promesse in versi, si trasferiscono nell’assolata Verona Beach, Los Angeles, trasformandosi negli esponenti di due gang rivali, tra sparatorie e drag queen, nello stile più di “West Side Story” piuttosto che del Bardo inglese.
Grande successo ha avuto nel 1998 “Shakespeare in Love”, facendo guadagnare a Gwyneth Paltrow un oscar come miglior attrice. Il film è gustoso, soprattutto grazie alla sceneggiatura, che introduce dialoghi serrati e astuti, ispirati ai motti che il Bardo inseriva nelle sue opere, ed anche all’immagine che ci dà del teatro inglese e della vita che vi si svolgeva, con il divieto assoluto, garantito dalla legge, per le donne di recitare. Il film offre inoltre uno spaccato, seppure romanzato, della Londra elisabettiana e del mondo teatrale in generale, in bilico tra arte e malaffare.
Che succede quando, con il regno di Carlo II, alle donne viene concesso di recitare? Ce lo spiega Richard Eyre che, nel suo “Stage Beauty”, offre la vita di uno degli attori normalmente utilizzati per le parti femminili. Ed Kynaston, l’attrice più bella della Londra del ‘600, è infatti un uomo, costretto a recuperare la sua virilità e a fare i conti con se stesso da quando non è più di moda recitare parti femminili. A tutto questo si collega ovviamente l’immancabile storia d’amore, ma il film, a parte qualche scena, è consigliabile per comprendere come sia stata veramente la vita dei teatranti del XVII secolo, come già abbiamo detto per “Shakespeare in Love”. Tutto il film è giocato, senza riprenderlo integralmente, sull’“Otello”, o, meglio, sulla Desdemona dell’autore inglese, sul suo rapporto con l’altro sesso e sulla sua morte sulla scena. Un film interessante e “diverso”...
Un film interessante, perché basato su una rilettura ardita della “Tempesta” shakespeariana, è “Prospero’s books”, opera del 1991 di Peter Greenway. Il regista, anche grazie l’intensa interpretazione di John Gielgud, riesce a creare un vero e proprio ipertesto, anche grazie alle nuove tecnologie del cinema. La trama non è quella della “Tempesta”, ma si immagina che Prospero ci apra i libri che ha portato con sè in esilio, e che Shakespeare nominava solamente. Tali libri diventano occasione di scoperte affascinanti, guidate dalla straordinaria voce di Gieguld e dalla danza di Michael Clark.
Da segnalare, inoltre, le rivisitazioni giapponesi del grande Akira Kurosawa, come “Throne of blood”, del 1957, con Toshiro Mifune, ispirato a “Macbeth”, e “Ran”, del 1985, ispirato a “Re Lear”.


Un esempio può essere quello del “Romeo+Giulietta” del 1996, con Leonardo Di Caprio e Claire Danes, per la regia dello scoppiettante Baz Luhrmann: i due infelici innamorati veronesi, pur continuando a scambiarsi promesse in versi, si trasferiscono nell’assolata Verona Beach, Los Angeles, trasformandosi negli esponenti di due gang rivali, tra sparatorie e drag queen, nello stile più di “West Side Story” piuttosto che del Bardo inglese.

Grande successo ha avuto nel 1998 “Shakespeare in Love”, facendo guadagnare a Gwyneth Paltrow un oscar come miglior attrice. Il film è gustoso, soprattutto grazie alla sceneggiatura, che introduce dialoghi serrati e astuti, ispirati ai motti che il Bardo inseriva nelle sue opere, ed anche all’immagine che ci dà del teatro inglese e della vita che vi si svolgeva, con il divieto assoluto, garantito dalla legge, per le donne di recitare. Il film offre inoltre uno spaccato, seppure romanzato, della Londra elisabettiana e del mondo teatrale in generale, in bilico tra arte e malaffare.

Che succede quando, con il regno di Carlo II, alle donne viene concesso di recitare? Ce lo spiega Richard Eyre che, nel suo “Stage Beauty”, offre la vita di uno degli attori normalmente utilizzati per le parti femminili. Ed Kynaston, l’attrice più bella della Londra del ‘600, è infatti un uomo, costretto a recuperare la sua virilità e a fare i conti con se stesso da quando non è più di moda recitare parti femminili. A tutto questo si collega ovviamente l’immancabile storia d’amore, ma il film, a parte qualche scena, è consigliabile per comprendere come sia stata veramente la vita dei teatranti del XVII secolo, come già abbiamo detto per “Shakespeare in Love”. Tutto il film è giocato, senza riprenderlo integralmente, sull’“Otello”, o, meglio, sulla Desdemona dell’autore inglese, sul suo rapporto con l’altro sesso e sulla sua morte sulla scena. Un film interessante e “diverso”...

Un film interessante, perché basato su una rilettura ardita della “Tempesta” shakespeariana, è “Prospero’s books”, opera del 1991 di Peter Greenway. Il regista, anche grazie l’intensa interpretazione di John Gielgud, riesce a creare un vero e proprio ipertesto, anche grazie alle nuove tecnologie del cinema. La trama non è quella della “Tempesta”, ma si immagina che Prospero ci apra i libri che ha portato con sè in esilio, e che Shakespeare nominava solamente. Tali libri diventano occasione di scoperte affascinanti, guidate dalla straordinaria voce di Gieguld e dalla danza di Michael Clark.
Da segnalare, inoltre, le rivisitazioni giapponesi del grande Akira Kurosawa, come “Throne of blood”, del 1957, con Toshiro Mifune, ispirato a “Macbeth”, e “Ran”, del 1985, ispirato a “Re Lear”.





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